mercoledì 23 ottobre 2019
The Irishman
Non vedo l'ora, sono anni che aspetto questo film. Ho letto già da tempo il libro di Charles Brandt "I heard you paint houses", da cui è tratto. Rivedere, dopo anni (da "Casino"!?) la faccia di Joe Pesci al cinema è un richiamo irresistibile, come se non bastassero Bob De Niro, Al Pacino e la regia di Martin Scorsese.
Dire che Scorsese è il mio regista preferito mi pare riduttivo...i miei preferiti cambiano (per fortuna!), attualmente il mio regista preferito è una regista, Chantal Akerman, che ho scoperto con colpevole megaritardo. Ma Scorsese è forse il regista che più e più a lungo di chiunque altro ha influenzato i miei gusti, la mia sensibilità, la mia educazione e la mia crescita... credo che il mio primo Scorsese sia stato "Alice non abita più qui", ma senza dubbio la prima botta è arrivata con"Taxi Driver". Subito dopo "Toro Scatenato" mi ha messo definitivamente al tappeto.
Scorsese è italiano, come me, anzi, più di me, credo che l'italianità degli italoamericani come Mamma Scorsese, che spesso compariva nei suoi film, sia di un genere più profondo ed arcaico del nostro. Una specie di concentrato di "italianitudine" che per "Marty", come e più che per F.F. Coppola è un motore inesauribile. E anche prima di vedere "Il mio viaggio in Italia" si sapeva del suo grande amore per il nostro Cinema. Scorsese è di estrazione cattolica, come ahimè me, e questa cosa salta fuori sempre e dona ai suoi personaggi, alle sue storie, una complessità, ma soprattutto un'umanità, che li rende credibili e universali, sia quando si tratta di mobsters, sia quando fa "L'età dell'innocenza"o "Silence".
Scorsese sarà anche vecchio, ma non è rincoglionito, tutt'altro, continua a perseguire con amore e passione la sua idea di Cinema, basti vedere il suo penultimo piccolo film prima di "The Irishman", il bellissimo documentario sulla tournée del 1975 di Bob Dylan, "Rolling Thunder Revue".
Ricordo molto bene la sensazione che ebbi 25 circa anni fa, quando vidi in un cinema di Gorizia "Goodfellas", quell'ultimo fotogramma di Joe "Tommy" Pesci che scarica il revolver in camera sulle note di "My Way" versione Sid Vicious. Non era solo la certezza di aver visto un grande film, ma la consapevolezza di aver assistito, anzi, di aver preso parte, ad un "Revenge act", ad una Vendetta, la Vendetta di un modo perduto di concepire e fare Cinema, già allora in fase decadente, sullo strapotere degli studios, dei Blockbuster, la Vendetta dei cattivi veri sui finti buoni, la Vendetta dell'intelligenza sulla stupidità programmata e imposta, la Vendetta della working class, dei lavoratori, sugli straricchi rottinculo!
La Vendetta del passato sul presente.
Non vedo l'ora.
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