Avrebbe compiuto 60 anni e giustamente lo si celebra.
Fatemi fare la mia parte, con il (vecchio e mediocre) disegno che vedete sopra. Come sempre in questi casi c'è chi si mette in mostra, chi dice scemenze, chi rosica, etc. Lasciateli perdere e leggetevi le parole belle, divertenti e sincere (come tutto cio che fa) di
Tanino Liberatore, oppure recuperate lo stupendo libro di Filippo Scozzari "
Prima pagare, poi ricordare". Ma soprattutto leggete le sue storie che ancora adesso sono tra le cose a fumetti più belle comparse in Italia dal dopoguerra in qua.
Ho amato tantissimo Andrea Pazienza, fin da quando lo lessi per la prima volta sulla pagine della rivista Alter (1979), era una puntata di Pentothal, avevo 14 anni. Me le ricordo bene quelle pagine e la copertina, coloratissima e selvaggia (dello stesso Paz?), si raccontava di un gatto circense, si evocava una storia d'amore con una fascinosa gatta siamese, per chiudere con delle considerazioni personali ("Perchè sono fatto così a cazzo?"). In poche pagine acrobatiche Pazienza faceva un uso virtuosistico, disinvolto e sincero delle tecniche più diverse, linea chiara, tratteggi lisergici, pastelli, carboncino e chissà cos'altro, che, Manu Larcenet, scusami, ma vai a nasconderti, infine una tavola bomba, in alto il titolo, "Le straordinarie avventure di Pentothal" e sotto un vignettone unico, un immagine frontale dell'ingresso di un edificio sulle cui scale esterne saliva di spalle, a grandi passi, con una borsa in mano il personaggio che esclamava "Oh, come sto bene!", da una finestra a destra sbucava il volto di una signora (?) allucinata, terrorizzata dall'individuo in arrivo, in basso "Continua.". Chiudendo la puntata l'autore prometteva incredibili avventure, promessa che non avrebbe mai mantenuto, ovviamente. Pazienza!
Ricordo un altro frammento che mi ha turbato l'adolescenza: girava per l'aula del LAS, il Liceo Artistico Statale che frequentavo, una copia de "Il Male" contenente una puntata di un fumetto intitolato "Il Partigiano", due tizi loschi inseguivano il protagonista e lo intrappolavano in uno stanzino, uno dei due aprendosi la patta, con aria torbidissima esclamava "Leccami la formaggella!", ci misi un bel po' a capire, orripilato, il senso di ciò.
Un altro dei miei preferiti, che acquistai e che conservo ancora, di ambientazione storica, si intitola "Aficionados". Il protagonista, il tenente Stella (come un bellissimo personaggio di Pratt de "Gli scorpioni del deserto", un caso?) è un ufficiale con i baffi, ex maestro di tennis, che comanda un carro armato italiano M13, siamo in nordafrica durante la seconda guerra mondiale. La storia è a colori (bei colori!), leggera e compatta, talmente bella divertente, ben disegnata, che vorresti continuasse ancora e ancora, invece è breve. 48 pagine.
La mia generazione
lo ha amato senza riserve, con totale entusiasmo, Pazienza. Eravamo probabilmente le vittime ideali: se a uno che non ha mai letto fumetti mettete in mano Pazienza, non ci capirà nulla (già è difficile leggere fumetti, figuriamoci il Paz), per apprezzarlo davvero bisogna esser cresciuti a pane e fumetti, noi lo eravamo. Non solo: Paz faceva arrabbiare molti. Prendete certi lettori più anziani, erano abituati ad un fumetto tradizionale ordinato, magari progressista, sì, ma non a questo delirante, totale casino!
Noi eravamo abbastanza giovani da non avere questo tipo di preoccupazioni e nel casino totale ci stavamo crescendo. Lo adoravamo e basta.