martedì 17 maggio 2011

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Lo conosco da almeno trent’anni.

Si chiama Nicola Verlato, è un artista (e un docente presso la NYAA) e vive a New York.

Questo qui sopra è un suo quadro recente, una versione bicroma di un lavoro più grande al quale sta lavorando nel suo studio di Brooklyn. Non lo vedevo da qualche anno, e abbiamo passato delle belle giornate assieme.

Un giorno dei primi anni ottanta, avevamo entrambi 15/16 anni, alle macchinette del caffè/tè del Liceo Artistico Statale di Verona venne a mostrarmi i suoi disegni. Erano incredibili.

Sembrava Raffaello. Non che lo copiasse, lo sapeva a memoria certo, come conosceva tutto di Michelangelo, Antonello da Messina, Pontormo, Correggio etc. ma non erano copie.

Da una porta spazio/temporale o da un quadro di Lorenzo Lotto era uscito un ragazzone del 1500, con i capelli lunghi e una sgualcita cartella di cartone in mano (e a conferma un liuto, che suonava e studiava al conservatorio). Diventammo ben presto amici, avevamo molte passioni comuni, compresi naturalmente i fumetti.

Abbiamo condiviso case, appartamenti, androni e bugigattoli.

Ci siamo persi di vista e ritrovati parecchie volte.

Non andiamo d’accordo su quasi nulla ma lo stimo tantissimo, gli devo molto e gli voglio bene.

In un impeto di egocentrismo direi che è il mio Rasputin, e il fisico ce l’avrebbe, e pure la simpatia un po’ paranoica del Raspa, gli basterebbe farsi crescere la barba. Sono io che non somiglio per niente a Corto Maltese.

Dirò dunque che è il mio Patrick Stella (con SpongeBob va già meglio), l’amico che ribecchi sempre in fondo al mare o nei posti più impensati.

So long Nic!

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